Commedia di beffa, intrisa di comicità, di doppi sensi, di battute scoppiettanti e vivaci. Ma non solo: dietro le beffe, le passioni, gli inganni, Machiavelli, pur attraverso il riso, mostra una quotidianità amara della Firenze del suo tempo, mettendo in scena quegli egoismi, quelle avidità e quelle ipocrisie che paiono tutto sommato nostre contemporanee e che, da altra prospettiva, già nel Principe aveva dipinto come dato ineludibile della natura umana. Riconoscendo la modernità del testo, la meticolosa riduzione curata da Gianni Coluzzi per il giovane pubblico, rispetta pienamente gli scritti originali.

Due studenti scelti nel pubblico verranno guidati nei panni di Callimaco e Lucrezia, e potranno provare da vicino la condizione dei due personaggi; la loro presenza sul palcoscenico coinvolgerà ulteriormente il pubblico dei compagni di scuola.

Tutti i personaggi agiscono solo se mossi da un interesse concreto, calcolabile, e sanno ragionare con estrema lucidità e cinismo nell’individuare i propri obiettivi aggirando gli ostacoli che incontrano. La mandragola può essere vista come una matassa ingarbugliata e pian piano dipanata, grazie a complessi e ingannevoli ragionamenti, dialoghi e azioni. Ma la Mandragola non è solo un mezzo per ottenere il fine, è soprattutto qualcosa di finto, una apparente soluzione, fumo negli occhi, placebo. Del resto, non è per molti di noi preferibile una soluzione illusoria piuttosto che la fatica di affrontare i problemi? Una soluzione che faccia star meglio e subito, apparentemente innocua (o quasi). Ben venga la mandragola!